28/07/2016
ALBONE - COMUNE DI GROSCAVALLO (TO)
Alcuni gruppi di baite (muande in lingua francoprovenzale) sparse intorno ad un altipiano che non ti aspetti, posizionato a mezza costa all’indritto della Val Grande di Lanzo a Groscavallo. Questa è la borgata Albone (conosciuta come “gli Alboni”) di Groscavallo, Valle Grande di Lanzo, baciata per tutto l’anno dal Sole che anche in inverno non manca per molte ore al giorno, non a caso in passato molte famiglie popolavano questa frazione, un tipico alpeggio (tramut) di inizio estate, anche nel periodo invernale.
Dai vari gruppi di baite che danno vita ad altrettante località (Campo della Losa, Grand’Albone, Crest, Castello) è possibile ammirare l’incommensurabile spettacolo dei ghiacciai alpini del Gruppo Mulinet-Martellot che purtroppo negli ultimi decenni stanno vivendo una drammatica quanto visibile contrazione in termini di massa.
Intorno alle baite, nei viottoli e sui sentieri l’occhio esperto del viandante può cogliere i segni del duro lavoro dell’uomo, tutto teso a recuperare terreni fertili mediante muri a secco e terrazzamenti; non solo ma ancora oggi sono visibili i segni delle antiche “gheide”, strisce pianeggianti di terreno ove si coltivavano segale e patate, con la loro forma convessa a recuperare maggiore superficie per le colture.
La storia del recupero edilizio della borgata inizia alla fine degli anni settanta del secolo scorso grazie ad alcuni “pionieri” che cominciarono a recuperare le vecchie baite ormai quasi completamente abbandonate rispettando il costruito in termini di volumetrie, materiali e tipologie costruttive. Un processo spontaneo, spinto solo dalla bellezza originaria e dall’amenità dei luoghi, che negli anni è proseguito lentamente sino ad arrivare agli anni 2000 quando il fenomeno ha visto un’accelerazione in termini di cantieri aperti. Fortunatamente non vi è stato spazio per ricostruzioni o ristrutturazioni “fai da te”, e tutti i proprietari sia “forestieri” che originari del paese hanno saputo rispettare il genius loci della borgata; ognuno ha dato il suo contributo a mantenere viva la festa Patronale di San Grato e a recuperare l’antica chiesetta intitolata al protettore delle genti di montagna “a fulgure et tempestate” come riporta l’affresco in facciata.
Negli anni oltre 20 immobili sono stati ristrutturati con un investimento di svariati milioni di euro che sicuramente ha creato un positivo volano economico per le imprese artigiane del comune e dell’intera valle, le cui maestranze hanno spesso saputo reinterpretare ad arte i recuperi edilizi con le moderne esigenze abitative dei nostri tempi, senza mai tradire lo spirito del luogo e la tradizione.
Negli ultimi anni i recuperi edilizi hanno tenuto conto anche dei nuovi temi del paesaggio e dell’energia: nel primo caso alcuni privati hanno interrato per brevi tratte le linee elettriche e ripristinato antichi muretti a secco, nel secondo i recuperi hanno visto integrare nelle antiche baite la produzione di energia da fonte solare, isolamenti termici importanti e riscaldamento a biomasse con la legna di faggio dei boschi circostanti a farla da padrona.
Molte sfide vinte quindi, altre ancora da impostare e affrontare, quali il recupero paesaggistico mediante l’interramento delle linee elettriche che incrociano in più punti il magnifico altipiano ed una maggior consapevolezza delle opportunità turistiche che questi luoghi offrono.
Di Fabio Santo