LAUZET - COMUNE DI CESANA (TO)
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LAUZET - COMUNE DI CESANA (TO)

 

28/07/2016

LAUZET - COMUNE DI CESANA (TO)


A cura di Giorgio Ferraris, architetto

 

Il piccolo borgo del Lauzet si trova sopra Balbières e Desertes, nell’indiritto di Oulx, tra Cesana e Oulx, sulle pendici del Cotolivier, nel Comune di Cesana Torinese, il quale conta ben 35 borgate. Il borgo del Lauzet, come molti degli edifici della cultura ed economia rurale-pastorizia dei secoli scorsi, ha vissuto un graduale e costante abbandono a cominciare dagli anni 1960.

La frazione è composta da quattro baite che formano un  piccolo borgo, nel quale ogni baita protegge ed è protetta dalle baite vicine.

Appena più a monte delle Baite del Lauzet, in località detta “Prà Brun”, si trovano due bella baite già restaurate e recuperate nel pieno rispetto della tradizione. Invece più  a valle, la frazione di Autagnas, è ancora in stato di abbandono, ma per la sua bellezza è meritevole di un attento e accurato recupero edilizio.

Le Baite del Lauzet, come quasi tutte le baite montane dell’alta Val di Susa, rispettano un preciso disegno planimetrico: al piano terreno si trova la stalla, a volte la cucina, al primo piano le camere e depositi, al secondo livello sotto la copertura, protetto da un tetto in scandole di legno ben ventilato, trova posto il fienile.

 

IL PAESAGGIO

Il versante dell’indiritto di Oulx è incontaminato, non essendo stato oggetto dell’espansione edilizia delle seconde case, di alberghi, o impianti di sci.

Lo caratterizza una esposizione al sole invidiabile, che lo fece scegliere dalle popolazioni locali per lo sviluppo delle attività di pastorizia, per accedere ai pascoli più alti come alpeggi durante la stagione estiva.

Su questo versante troviamo borgate originarie di rara bellezza, come: Desertes, che un tempo contava più di 700 abitanti; e le borgate di Lauzet, Balbieres, Autagnas, Soubras, e lungo la strada del Cotolivier anche Pierre Menaud e Vazon.

Le Baite del Lauzet, sono state costruite con pietre locali, tronchi e scandole di larice, tutti materiale presi a poche centinaia di metri di distanza, esse appartengono a quel luogo, a quella montagna, quasi come se “trasudassero” dalla montagna stessa, e dal lavoro dei pastori.

 

IL PENSIERO DEL RECUPERO

Andata ad essere quasi estinta l’economia legata alla pastorizia,  quasi tutte queste borgate e frazioni vengono abbandonate, e i proprietari e gli eredi  si trasferiscono nelle città del Piemonte e della Francia. Così quando un gruppo di amici, tra i quali l’architetto Giorgio Ferraris di Torino, decidono di intraprendere la strada del recupero del borgo del Lauzet, una delle attività più complicate e lunghe sarà quella di rintracciare e  connettersi con gli eredi dei proprietari per condurre le trattative per l’acquisto dei ruderi.

L’attività è delicata e lunga in quanto l’intenzione è quella di riuscire a recuperare tutta la borgata e tutte le baite che la compongono, per “ridare vita” ad un unico organismo. In questo modo il percorso di restauro e recupero può essere ben coordinato sia nella scelte progettuali e tipologiche, che nell’interfacciarsi con l’amministrazione del Comune di Cesana Torinese e con l’Ufficio Tecnico del comune.

 

IL FUTURO

Una volta acquisite le baite inizia la progettazione e l’iter per l’ottenimento dei regolari permessi. Il Comune di Cesana pur essendo sensibile ad una tale azione di recupero, possiede ancora strumenti urbanistici che ne limitano l’intervento.

Solo una azione lunga ed animata da intenzioni eroiche renderà possibile, la modifica delle normative, per far sì che in futuro anche altre iniziative possano permettere non solo il “non consumo di aree libere” ma nello stesso tempo il recupero delle storiche baite esistenti, anche laddove il degrado e l’abbandono ne avessero compromesso l’integrità, e anche dove la normativa geologica limitasse gli interventi del recupero stesso, o addirittura, e incomprensibilmente, assegnasse il diritto di recupero ai soli agricoltori.

Il turismo è la nuova frontiera della montagna, e in questo caso anche gli amministratori stanno capendo che un turismo intelligente può salvare e valorizzare il paesaggio soprattutto delle aree abbandonate, e non segnate dei meccanismi del turismo invernale intensivo.